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Fitch sul mercato italiano: più liquidità alle banche

Scritto da Mutuisì | 2 marzo 2015

Da una parte, infatti, le banche tendono ancora a privilegiare soggetti a basso rischio per la concessione di crediti, dall’altra rimane da parte delle famiglie una certo timore ad indebitarsi, alimentato da un’economia ancora debole. 

E’ quindi automatico che una domanda molto debole, a fronte di un’offerta molto alta, agirà ulteriormente sui prezzi degli immobili, che si prevedono ancora in calo. Addirittura, per il 2016 Fitch prevede un ribasso record del 20% dall’inizio della crisi.

In realtà il 2014 ha visto un aumento del volume delle compravendite immobiliari pari al 1,2%, che ha influito positivamente sui prezzi degli immobili. Inoltre, sono aumentati anche il numero di nuovi mutui erogati dalle banche, per un totale di +32,5% su base annua. Di questi, solo il 18% è rappresentato dalle cosiddette surroghe, mentre il restante è costituito da mutui accesi ex-novo.

Forse dalla manovra del Quantitative Easing recentemente varata dalla BCE per aumentare la liquidità, permette una maggiore disponibilità da parte delle banche ad erogare crediti.
Il riscontro si avrà nei prossimi mesi quando l’azione sarà incominciata da un po’. Per ora pare che abbia avuto effetti più positivi sulla disponibilità al credito delle banche la maggiore competizione e l’offerta più ampia, oltre alla possibilità di rinegoziare senza costi il proprio mutuo.

BANCHE E CONSULENTI

Le banche italiane continuano insomma ad erogare mutui di preferenza a chi presenta maggiori garanzie. Ma la soluzione per avvantaggiarsi di tutte le offerte di mercato in essere è quella di affidarsi a mediatori creditizi che in base alle richieste e alle disponibilità del cliente possono indirizzare il preventivo del mutuo verso una risoluzione positiva.

Il consulente può essere in grado anche di individuare l’istituto disponibile a prendere in carico una richiesta di mutuo al 100 %, eventualità scelta al giorno d’oggi soprattutto dai giovani.

L’esperienza analoga di quantitative easing negli Stati Uniti di qualche anno fa, portata ad esempio dai sostenitori della manovra della BCE, ha portato ad esiti differenti in quanto di base vi era un tasso di crescita più alto rispetto a quello italiano. Una diminuzione dei tassi di interesse a lungo termine ha quindi realmente incentivato famiglie ed imprese statunitensi ad investire. Ci si aspetta il medesimo effetto in Europa.