È quanto emerge dal report redatto dall'Ufficio Studi di Gabetti "Smart working e nuove esigenze abitative".
Alla base del sondaggio condotto su oltre 300 lavoratori, vi era proprio l'intento di capire come siano cambiati l'idea di casa e gli stili abitativi e quanto queste trasformazioni abbiano impattato sul mercato immobiliare.
Il report di Gabetti dimostra come le nuove esigenze scaturite dalla pandemia, prima fra tutte la necessità di lavorare a casa, stiano modificando in modo sostanziale le abitudini degli italiani e, di conseguenza, anche le loro priorità nella ricerca di una nuova abitazione.
Molte categorie di lavoratori hanno potuto proseguire la propria attività da casa mediante il web: si tratta dello smart working, una metodologia di lavoro semisconosciuta prima della pandemia e oggi diffusissima: gli smart worker sono passati da essere solo 600 ante Covid a 6,6 milioni oggi.
Secondo l'indagine svolta da Gabetti, ben il 71% degli intervistati lavora in smart working e il 36% di loro ha tra i 31 e i 40 anni e il 58% proviene dal nord Italia.
Per quanto riguarda gli spazi destinati al lavoro da casa, solo il 22% dispone di una vera e propria stanza studio, mentre il 43% ha risposto di lavorare in soggiorno e circa il 15% in camera da letto.
Secondo Francesca Fantuzzi, Responsabile Ufficio Studi Gabetti, questa abitudine "potrebbe influire su una maggiore richiesta di abitazioni dotate di un soggiorno di metrature considerevoli, caratteristica sempre più ricercata soprattutto in mancanza del vano in più. Di contro, avere una stanza dedicata al lavoro rimane in cima alle caratteristiche abitative più ricercate”.
Lo smart working sembra incidere in maniera decisiva sulle esigenze abitative dei lavoratori: dalla survey è infatti emerso anche che il 26% degli intervistati ha comprato o comprerà una casa più grande, il 24% sta pensando a delle modifiche interne alla propria abitazione, il 21% addirittura ha preso in considerazione un ritorno nel proprio comune di origine, mentre l'8% si è spostato all'interno della stessa regione o in una regione limitrofa.
Questa scelta, effettuata da coloro che raggiungono l’ufficio soltanto poche volte al mese, è principalmente motivata dal fatto di voler vivere in un posto più a contatto con la natura, ma allo stesso tempo raggiungibile dall’ufficio in un paio d’ore. Molti degli intervistati lo ha fatto anche perché stanchi della vita frenetica della città, e altri ancora perché credono sia un ambiente ideale dove far crescere i figli.
Chi resta in città, invece, cerca una casa di metratura più grande e con uno spazio esterno (balcone, terrazzo o giardino).
Per capire quanto queste nuove abitudini stiano impattando sullo stile di vita e sulle esigenze abitative degli italiani, basti pensare al fenomeno del south working: circa 150.000 lavoratori non più tenuti a presentarsi fisicamente al lavoro, hanno scelto di lasciare il nord italia per tornare nel loro comune di origine al sud.