La Federal Reserve, l’equivalente americano della nostra Banca d’Italia, ha deciso di mantenere invariati i tassi di interesse con cui concede denaro alle banche americane.
Dopo la crisi, erano stati progressivamente abbassati fino a raggiungere una quota prossima allo zero, per incoraggiare gli istituti americani a concedere prestiti alle famiglie e alle aziende a tassi agevolati.
Negli Stati Uniti il PIL da qualche anno è in crescita e la disoccupazione è tornata a livelli normali. Tuttavia, la Fed ha ritenuto che questi segnali incoraggianti non siano sufficienti a giustificare un rialzo dei tassi, che avrebbe rafforzato il valore del dollaro su altre monete, frenando le esportazioni. La recente crisi finanziaria cinese, inoltre, rappresenta un pericolo ulteriore per l’economia americana
Purtroppo, il mancato rialzo dei tassi americani significa che l’euro rimane forte sul dollaro, generando ulteriore concorrenza per le esportazioni europee, dato che gli investitori stranieri preferiscono investire dove la moneta è più debole.
La notizia positiva è che recenti misure come il Quantitative Easing hanno portato anche i tassi di riferimento europei ai minimi storici, incrementando significativamente il numero di nuovi finanziamenti erogati sia alle famiglie che alle imprese. Tuttavia, gli effetti di questa manovra sono ancora poco visibili per quanto riguarda l’economia italiana, vista l’estrema debolezza del nostro mercato del lavoro.
Secondo logica, anche l’Europa, investita solo parzialmente dal terremoto finanziario cinese, si guarderà bene dall’aumentare i tassi di interesse proprio ora che tutti gli altri paesi di rilievo nel panorama mondiale delle esportazioni hanno tagliato ulteriormente i propri.
Potremo, quindi, godere di un periodo positivo e di una buona disponibilità delle banche ad erogare mutui ad interessi vantaggiosi.
Inoltre, gli investitori stranieri cominciano a guardare favorevolmente anche l’Italia come un paese dalla crescita lenta, ma stabile. Insomma, la crisi cinese e la decisione della Fed potrebbero rivelarsi persino vantaggiosi, grazie anche al pronto intervento della Banca Centrale Europea che ha frenato in tempo lo spettro deflazione, rendendoci più competitivi sui mercati internazionali.