Per questo, praticamente tutti gli istituti bancari, da marzo hanno abbassato in maniera consistente gli spread per quanto riguarda i mutui a tasso fisso, in modo da controbilanciare un po’ la domanda di preventivo mutuo eccessivamente sbilanciata verso i mutui a tasso variabile.
Due motivi principali per affidarsi al fisso:
L’indice Irs, cui sono agganciati i mutui a tasso fisso, è attualmente ai minimi storici: per tutte le durate è al di sotto dello 0,90%. Questo significa che chi decide di stipulare ora, il miglior mutuo possibile è quello a tasso fisso grazie al quale potrebbe “congelare” un tasso di interesse ad un valore talmente competitivo che difficilmente potrà ripresentarsi nell’immediato futuro.
Rispetto al 2002, ad esempio, in cui chi richiedeva un mutuo a tasso fisso doveva pagare un tasso di interesse intorno al 6%, ora i mutui a tasso fisso si attestano mediamente intorno al 3%.
La manovra di quantitative easing della Bce ha tagliato ulteriormente i tassi di interesse. L’euribor a 1 mese è addirittura negativo. Tuttavia Mario Draghi, presidente della Bce, ha dichiarato che è logico auspicarsi, almeno in teoria, che i valori ai minimi storici di questi giorni abbiano vita breve.
Anche secondo le attese degli operatori economici i tassi torneranno a salire pertanto tra le tipologie di mutuo, affidarsi ad un variabile significa ottenere un tasso che crescerà quando gli effetti delle manovre economiche diminuiranno. Invece scegliere un fisso significa bloccare un tasso che adesso è conveniente.