Segnali forti che possono essere imputati a vari fattori: primo fra tutti la maggiore disponibilità, nei bilanci degli istituti bancari, di liquidità da impiegare per la concessione di prestiti. Questo grazie agli interventi, da parte della Comunità Europea, per diminuire l’impatto delle sofferenze bancarie (ossia dei crediti non riscossi) proprio sui bilanci delle banche.
In secondo luogo c’è sicuramente il crollo dei tassi di interesse, al momento ancora ai minimi storici anche se in lievissima ripresa. Dietro a questo dato c’è un intervento europeo che ha tagliato a sua volta i tassi di interesse sui prestiti della BCE (Banca Centrale Europea) alle banche dei singoli paesi.
Una manovra studiata proprio per incentivare il credito alle famiglie e alle imprese e per contrastare quindi il terribile spettro della deflazione (ossia della riduzione dei prezzi dovuta alla contrazione dei consumi).
Rispetto agli anni passati, inoltre, c’è una novità per quanto riguarda i mutui a tasso fisso, che per la prima volta raggiungono la quota record del 60% delle erogazioni complessive, contro il 49,4% dei mutui a tasso variabile. Il motivo di questo storico “sorpasso” sta nel fatto che i tassi (sia il fisso che il variabile), a partire dai primi mesi del 2015, sono stati così bassi da spingere i mutuatari a preferire il tasso fisso in previsione di un futuro rialzo delle condizioni.
Anche se siamo ben lontani da un’uscita definitiva dalla crisi, questa nuova spinta nel mercato dei mutui segnala quantomeno una ripresa di fiducia nel futuro da parte delle famiglie italiane, senza la quale è impossibile anche sono pensare ad una ripresa economica nel nostro paese.