Poste Italiane quoterà in borsa il 38,2% del proprio capitale, di cui una quota rilevante sarà destinata all’azionariato popolare e agli stessi dipendenti di Poste Italiane che, a questo scopo, potranno usufruire anche di un anticipo sul TFR.
Inoltre, chi terrà le azioni per almeno dodici mesi, potrà usufruire di un bonus del 5%, pari ad un’azione ogni venti acquistate. Il premio sale al 10% per i dipendenti Poste Italiane che acquistano le quote azionarie a loro destinate (circa un’azione ogni 10).
Per adesso, la prima offerta sul mercato ha riscontrato un grosso successo tra gli investitori, attratti soprattutto dai cospicui dividendi promessi e dagli alti rendimenti. Infatti, si prevede che nell’anno 2015-2016 Poste Italiane distribuirà sotto forma di dividendi quasi l’80% del suo utile.
Le singole azioni, la cui contrattazione comincerà presumibilmente il 27 ottobre, dopo un’offerta di prova tra il 12 e il 22 ottobre, costeranno tra i 6 e i 7,5 euro per azione.
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ne ha già collocate quasi 453 milioni, cui prevede di aggiungerne altri 45 milioni.
L’incasso per lo Stato Italiano secondo le previsioni ammonterà quindi a circa 3,7 miliardi di euro, da destinare per intero alla riduzione del debito pubblico.
Interessante anche la politica di assunzioni e di riammodernamento prevista all’interno del gruppo Poste Italiane, in concomitanza con il collocamento in borsa.
Secondo l’amministratore delegato del gruppo Francesco di Caio, sono già state avviate le assunzioni di 8 mila nuovi dipendenti soprattutto giovani.
Lo scopo? Modificare e aggiornare il profilo professionale dei dipendenti postali, per garantire un servizio migliore ai cittadini.