I primi a subire una revisione da parte delle banche sono stati gli spread sui mutui a tasso fisso. Non sorprende visto che costituiscono la più ampia quota di mercato, circa il 55% delle richieste di mutuo. Gli spread medi sul fisso sono passati da 0,42% (marzo 2017) a 0,65% (aprile 2017).
Nulla a che vedere con i valori registrati nel primo trimestre del 2015 (1,8%) e del 2016 (1%).
Il tasso fisso rimane più conveniente rispetto al passato, ma l’apparente salute del mercato immobiliare, assieme all'aumento dell'inflazione e alla ripresa dell'economia, anche se ancora incerte, potrebbero spingere gli istituti di credito ad ulteriori rialzi.
E gli spread sul variabile? Stabili intorno all'1%, leggermente in calo rispetto all'ultimo trimestre
del 2016.
Torna a far parlare di sè il mercato delle surroghe, passate dal 56% al 60% del totale delle richieste nel primo trimestre 2017. Anche in questo settore, però, da quest’anno i mutui potrebbero costare di più.
Quello che preoccupa non sono gli spread, ma il repentino aumento dell’EurIRS (indice di riferimento sui mutui a tasso fisso), balzato da 1.27% a 1.39% tra aprile e maggio 2017.
Un balzo che coinvolge la grande maggioranza dei mutui con finalità surroga, che è proprio a tasso fisso.
Gli esperti potrebbero essere costretti a rivedere le previsioni sui tassi dei mutui attuali, anche se al momento è difficile stabilire se si tratta di un aumento momentaneo o di un segnale che l’aumento dei tassi potrebbe avvenire in anticipo rispetto a quanto atteso dal mondo finanziario.