Essendo i costi dell’operazione di surroga interamente a carico della banca surrogante è evidente che l’istituto voglia rientrare nei costi prima di “lasciar andare” il nuovo mutuatario, cosa che avviene non prima di 4 anni dalla stipula del contratto di surroga.
Tuttavia, l’incredibile vivacità nel settore dei mutui nell’ultimo anno, ha spinto il settore dei finanziamenti per le abitazioni a ridurre sia gli spread che le spese accessorie proprio. Questo paradossalmente ha attirato il maggior numero di “surrogatori” (seriali e non) e le banche, per raggiungere i propri budget, si sono resi disponibili alle operazioni.
CONVENIENZA RECIPROCA
Al momento, il mercato dei mutui e delle surroghe in particolare, sembra portare molti vantaggi per i mutuatari e movimento di denari per gli istituti bancari. Non è quindi un problema per gli istituti, ora come ora, affrontare i costi di una surroga-bis in quanto hanno a disposizione molta liquidità. Contemporaneamente, i margini di guadagno per il cliente si sono ampliati molto.
A dare una bella spinta alle surroghe è stato anche il Quantitative Easing di Draghi, che ha fornito i mezzi utili alle banche per poter erogare finanziamenti a costi impensabili fino a qualche anno fa, complice un basso costo del denaro.
Un margine di rischio in definitiva contenuto, specialmente se si considera che gli indici di riferimento (Euribor ed Eurirs) difficilmente subiranno ulteriori ribassi nei prossimi 4 o 5 anni, a detta degli esperti di settore.