Manca il via libera del Consiglio Europeo sul prestito ponte di 7 miliardi per aiutare ulteriormente la Grecia sulla base delle nuove riforme proposte.
Eppure Mario Draghi ha anticipato i tempi: tramite il programma ELA (Emergency Liquidity Assistance) ha concesso 900 milioni di liquidità alle banche greche, in linea con la richiesta arrivata da Atene dalla Banca Centrale.
Il Presidente della Bce ha atteso il voto del parlamento greco sulle riforme e l’ok formale dei 28 Paesi europei per rilanciare gli istituti ellenici pronti a riaprire da lunedì. Un aiuto necessario senza il quale lo stesso prestito avrebbe faticato a ridare respiro al sistema economico greco.
Evidentemente a Mario Draghi non è piaciuto il rischio corso dall’Europa difronte alla possibile uscita di uno Stato membro così come non ha gradito il blocco di una settimana delle banche greche costrette a non aprire per mancanza di fondi. Il presidente ha ribadito la sua visione: “ci sono le condizioni per alzare la liquidità alla banche greche perché le cose sono cambiate”
LA SFIDA DI FRANCOFORTE
Da Francoforte sono pronti anche a rilanciare in Grecia il Quantitave Easing appena verranno avviati i piani di rilancio.
Tutto ciò va inserito all’interno di una ripresa economica europea in un periodo dove i tassi di interesse rimangono bassi e l’inflazione è destinata a salire. Le Borse danno ragione all’accordo tra UE e Grecia considerato il rialzo degli indici dopo il via libera del parlamento.
Il fronte economico si contrappone pertanto ai pareri politici, soprattutto quelli del ministro delle finanze tedesche, pronti al Grexit senza alleggerire il debito. Per Draghi invece la Grecia è e rimane all’interno dell’Europa.
La scelta monetaria definisce credibile il ruolo della Bce e si impone in maniera vigorosa sulla visione geopolitica dell’Europa e spegne le illusioni di chi prevedeva esiti differenti.
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