Il 23 giugno scorso, in uno storico referendum, i cittadini del Regno Unito hanno votato l'uscita della Gran Bretagna (British exit, abbreviato Brexit) dall'Unione Europea.
Gli effetti immediati di questa decisione sono stati, nel Regno Unito, il crollo della sterlina e le dimissioni di David Cameron dal ruolo di Primo Ministro. Tuttavia, si temono altri effetti negativi anche per quanto riguarda l'economia dell'Eurozona. In particolare si parla di un peggioramento della crisi di liquidità in cui versano le banche italiane, gravate da circa 360 miliardi di euro di crediti in sofferenza.
In seguito alla Brexit, circa il 30% delle partecipazioni da parte di investitori del Regno Unito nei vari gruppi bancari italiani sono state ritirate. Una situazione che si va ad aggiungere alla scarsa crescita economica del nostro Paese, che fa temere per l’aumento del debito bancario.
La diminuzione dei capitali disponibili, l'aumento delle sofferenze ed il deprezzamento del valore dei bond italiani potrebbero portare a due possibili effetti negativi sui mutui: da una parte un aumento degli spread, dall'altra la diminuzione dei capitali disponibili per prestiti e mutui a famiglie e imprese.
Per fronteggiare il rischio di una crisi del sistema bancario ed evitare di compromettere i risultati ottenuti finora con il Quantitative Easing, il Governo ha dovuto trovare rapidamente una soluzione, senza per altro fare conto sui soldi pubblici. Infatti, in seguito all'entrata in vigore delle nuove regole europee sul bail-in, il denaro dei contribuenti non può essere utilizzato per soccorrere le banche.
La proposta di Renzi di sospendere il bail-in per sei mesi allo scopo di stanziare 40 miliardi di euro di fondi governativi in un programma salva-banche, è stata respinta dagli altri leader dell'Eurozona, timorosi che la sospensione di una norma introdotta solo due anni fa possa danneggiare la credibilità dell'intera Unione Europea.
In compenso, hanno autorizzato il Governo italiano a offrire una garanzia governativa per fornire alle banche la liquidità necessaria per rifinanziarsi (circa 150 miliari di euro) ed evitare, così, eventuali effetti negativi sul sistema bancario.
Se questo intervento sortirà gli effetti sperati, non c'è ragione di supporre che la Brexit possa compromettere la ripresa del mercato dei mutui. I tassi non hanno subito alcun contraccolpo e si mantengono molto bassi. Il mercato dell’Eurozona verrà gradualmente stabilizzato sui nuovi cambiamenti ed attuali partecipanti.
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